la sintesi più alta di elevazione della dignità umana
Come tante volte ripreso, anche su questa rivista, non si può comprendere fino in fondo l’attività politica e amministrativa di Sturzo se non si rammenta del fatto che egli fu prima di tutto un sacerdote.
Sturzo, affermava Giuseppe Palladino (in “La strategia spirituale di don Luigi Sturzo”) “considerava la politica un’attività laica…” ma non vedeva in essa nessuna “…incompatibilità tra il suo impegno politico e il suo sacerdozio, ma questo trasfuse nell’altro sino a farne una sola e grande vocazione”.
Tutta la sua vita fu orientata alla fusione di tutti gli aspetti della vita dell’uomo socio-politica-religiosa, le une non erano disgiunte dalle altre e insieme avevano un unico fine: il bene comune; quel bene supremo che può essere raggiunto soltanto nel momento in cui la soprannaturalità è inserita nel processo umano.
La società naturale,affermò Sturzo, è una “… reale sintesi con la soprannaturalità …la vita soprannaturale nella società umana come integrativa, sintetizzante e trascendente la vita naturale, presa sia come iniziativa divina nell’uomo sia come corrispondenza dell’uomo all’appello divino”.
“Nel concreto vissuto” nella vita naturale, quella vegetativa, intellettiva con “…i suoi caratteri sociali nella vita familiare, professionale, politica e morale…non c’è in noi una vita vegetativa o animale che sia autonomo pur essendo distinto dalla vita razionale, così non c’è in noi una puramente autonomia che non implichi alcun rapporto di vita soprannaturale”.
In questo rapporto indissolubile tra vita naturale e soprannaturale vi è la sintesi più alta della persona umana nella quale “…il fine particolare di ciascuno di noi non può esistere fuori dell’orbita dei fini connaturali all’uomo, che si assommano nella ricerca del bene..”. (in“La vera vita” nel capitolo “Vocazione “)
L’uomo nel realizzare la sua personalità acquista un carattere “che diviene fisionomia dell’anima che non trascura la sua vocazione naturale, “la quale” come afferma Sturzo “…è un appello, ...che ci spinge al lavoro e alla conquista di noi e del mondo che ci circonda. La nostra personalità si forma e si caratterizza per la vocazione (voce interiore) che diviene finalità (bene da raggiungere). Essa è una premessa necessaria alla realizzazione in noi della vita soprannaturale a cui siamo elevati. Come la vita soprannaturale non si realizza concretamente se non nell’uomo vivente, cosi la vocazione soprannaturale nel concreto innova in sé, subordinandola, quella naturale”.
Non può esserci nell’uomo “…una vita puramente naturale, ma una vita naturale elevata alla soprannaturalità: cosi non c’è una vocazione naturale a sé, che non sia ordinata ad una vocazione soprannaturale”.
Non penso ci siano parole più efficaci di quelle sopra espresse dal grande sacerdote di Caltagirone per comprendere fino in fondo la Vera Vita di un uomo e come l’aspetto trascendentale sia fondamentale per elevare ai massimi livelli la dignità della persona umana.
D’altra parte l’appello di Sturzo alla intrinseca vocazione dell’uomo alla soprannaturalità e al bene comune non può che sbocciare qualora non abbia in sé l’alimento dell’amore umano nobilitato dalla religione nella famiglia estesa alla società naturale, compresi gli stati, le federazioni di stati e le società internazionali.
Questo concetto di amore è la vera rivoluzione del cristianesimo che contrapposto all’egoismo da il senso della nostra vita concreta; quando parliamo di comandamenti e della loro osservanza ci rendiamo conto come essi siano la base della nostra vita levata alla soprannaturalità e mi piace riprendere di nuovo Sturzo quando afferma che l’osservanza dei comandamenti divini sia la conseguenza dell’amore e come questo avvenga nell’ordine umano: “…chi ama i genitori, i figli, la sposa, la fidanzata, l’amico, cerca di piacere alla persona amata, ne seconda i desideri, ne previene i cenni, si sacrifica per essa; tende così a rendersi simile ad essa, perché in lui c’è il senso della dedizione; ogni amore ha le sue leggi e i suoi sacrifici. Entrando in comunione di amore si stabilisce questa gara di dedizione di sé per l’altro, il sacrificio di sé per l’altro, come un nesso inscindibile fra amore e azione”.
Questo nesso inscindibile fra amore e azione si concretizza nel momento in cui l’uomo ascolta quella voce interiore che lo spinge nelle sue azioni a ricercare continuamente la finalità dello sviluppo, del benessere, della pienezza del proprio io e delle sue espansioni.
Conoscersi e amarsi per tendere alla pienezza del proprio essere non fanno altro, come afferma Sturzo che rispondere a quella voce interiore (vocazione)“che lo spinge a raggiungere quei fini connaturali nell’uomo che si assommano alla ricerca del bene comune”.
“…la ricerca del bene comune è alimentato dall’amore, vita naturale elevata alla soprannaturalità cosi come anche la vocazione naturale alla ricerca del bene comune non può che essere ordinata ad una vocazione soprannaturale (“La vera Vita”).
L’uomo non può trascurare questa vocazione naturale che ci spinge alla finalità verso il bene comune da raggiungere elevandoci alla vita soprannaturale.
Sturzo in quanto sacerdote, ma anche come uomo, ha trasfuso negli altri questa vocazione naturale ed attraverso la sua azione politica e sociale ha cerca di dare ad essa quel nesso indissolubile tra vita naturale e soprannaturale avendo come fine l’amore per gli altri e per il bene comune, ha portato Dio nel cuore dell’uomo affinché questi si elevasse alla soprannaturalità e alla sua dignità di essere umano.
Con l’amore e la vocazione interiore alla ricerca del bene comune e non per se stessi, la politica acquisisce un valore alto, permeandosi di una sua nobiltà che da il senso di questo amore
Quando nel 2001 delineai i contenuti del ciclo di conferenze sulla Dottrina sociale della Chiesa cercai risposte sulla questione sociale di fronte alla miseria e alle ingiustizie del mondo.
Mi colpì allora la lettura di alcuni passi della “Populorum progressio” l’enciclica di Paolo VI sullo sviluppo dei popoli nella quale egli mise l’accento su un umanesimo plenario ove lo sviluppo dei popoli deve avere come faro il forte messaggio evangelico che “…impone” si legge nell’enciclica “di mettersi al servizio degli uomini…e convincerli dell’urgenza di un’azione solidale”.
Paolo VI continuò affermando come le encicliche sociali non “…mancarono al dovere, proprio del loro ufficio, di proiettare sulle questioni sociali del loro tempo la luce del Vangelo”.
Queste osservazioni mi confermarono la grande importanza della politica, quella alta, quella al servizio degli uomini per il bene comune e non per se stessi.
Una politica che fu in fondo quella di Sturzo il quale non fu solo un sociologo e un politico ma fu soprattutto, come abbiamo sostenuto nelle righe precedenti, un sacerdote e il suo esempio ed il suo pensiero furono un’autentica testimonianza a Cristo.
Egli fu un uomo di fede, ma anche di azione e si preoccupò, alla pari di altri grandi cattolici, di dar dignità all’uomo; fondò cooperative, aprì banche e trovò il sistema di creare occasioni di lavoro avendo sempre in mente come questo sia fondamentale per il soddisfacimento dei bisogni primari di ogni uomo e della sua famiglia.
Ma Sturzo non fu il solo a portare avanti con tenacia il messaggio evangelico; mi viene mente la costituzione in Germania di numerose casse rurali da un idea, nel 1849, di Federico Guglielmo Raiffeisen che organizzò in modo cooperativo il credito agrario tentando di liberare così i contadini e i piccoli proprietari dall’oppressione degli usurai.
In Italia un certo Wollemborg seguì lo stesso sistema di Raiffeisen e, con l’aiuto dei parroci, nel 1892 creò 72 casse rurali; intorno ad esse nacquero molte cooperative cattoliche, non solo nel veneto e in Lombardia, ma si spinsero, per merito di Sturzo, anche in Sicilia.
Vi sono molte altre testimonianze di Santi, laici e sacerdoti che hanno dato un contributo essenziale nella direzione di “rendere la vita umana più umana” (dalla Gaudium et Spes): basta ricordare i Santi sociali del Piemonte che nell’800 che si preoccuparono di sfamare e far sopravvivere uomini sfortunati tentando con oratori, scuole, laboratori, piccole imprese artigiane e cooperative di costruire loro un futuro.
Dobbiamo rammentare, a questo proposito, personaggi come San Giovanni Bosco, don Cafasso, don Murialdo, don Giuseppe Benedetto Cottolengo e altri che operarono, tra spiantati e disperati, in un mondo che vedeva crescere a dismisura il divario tra chi aveva un lavoro e chi brancolava alla giornata.
Non è necessario andare oltre se non per ribadire che tutti questi uomini non fecero altro che lottare per spargere nel mondo i semi del vangelo il cui unico obiettivo fu esclusivamente l’amore per gli altri; essi furono anche concreti nel risolvere la questione sociale come si prefisse Leone XIII con la prima Enciclica Sociale, la Rerum Novarum.
Il ciclo di conferenze di cinque serate che si concluse il 14 dicembre del 2001 organizzato dal Centro Internazionale Studi Don Luigi Sturzo di Asti “La dottrina Sociale della Chiesa in un mondo che cambia” presentò lo stesso filo conduttore di quanto sopra affermato che mai si è spezzato,: quello della dignità dell’uomo ove l’uomo stesso è stato sempre posto al centro di tutte le esposizioni con il tentativo di appianare il conflitto perenne tra il “piano della sussistenza fisica degli uni e dell’opulenza degli altri” (Centesimus Annus); un conflitto che si risolve nella pace la quale si edifica sul fondamento della giustizia e dell’amore per il prossimo.
Tutti concorrono, ognuno a seconda delle sue capacità a creare la ricchezza nazionale e questa deve essere distribuita con giustizia a tutta la collettività, deve giovare a tutti “essendo interesse universale”
Noi abbiamo “sete di verità” e come cattolici ci siamo dimenticati, o forse non conosciamo, alcuni momenti importanti della storia cristiana come ad esempio quello del grande insegnamento della scuola dei canonisti i quali svilupparono la loro ricerca economica trattandola come Teologia morale, nella sostanza essi presero in considerazione la ragione morale della giustizia.
Mai ricordiamo S. Tommaso D’Aquino con la sua importante teoria del prezzo giusto, un prezzo che non viene visto solo sul piano dell’offerta e della domanda dei beni del sistema economico, ma che tiene conto anche del rapporto sociale e del criterio etico.
In realtà l’azione politica deve tendere al bene comune; questo si può raggiungere attraverso l’amore evangelico e deve far si di creare un cittadino che diventi migliore di quello di oggi; la politica deve mirare “…ad una forma di esistenza eletta, senza stravaganze, contemplativa ma senza mollezza; la ricchezza non ci appare come elemento di ostentazione, ma come oggetto di utilizzazione razionale; e non riteniamo ignominiosa la povertà in sé stessa, ma bensì, il mancato sforzo di evitarla”; questo è quanto affermò Pericle, il più grande politico di Atene, uno dei più grandi uomini di Stato che siano mai vissuti; non vi è dubbio che da queste parole il mondo d’oggi avrebbe ancora molto da apprendere..
Marcello Figuccio
Presidente CISS di Asti e provincia
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