venerdì 14 gennaio 2011

Il rapporto indissolubile tra vita naturale e soprannaturale
la sintesi più alta di elevazione della dignità umana


Come tante volte ripreso, anche su questa rivista, non si può comprendere fino in fondo l’attività politica e amministrativa di Sturzo se non si rammenta del fatto che egli fu prima di tutto un sacerdote.

Sturzo, affermava Giuseppe Palladino (in “La strategia spirituale di don Luigi Sturzo”) “considerava la politica un’attività laica…” ma non vedeva in essa nessuna “…incompatibilità tra il suo impegno politico e il suo sacerdozio, ma questo trasfuse nell’altro sino a farne una sola e grande vocazione”.

Tutta la sua vita fu orientata alla fusione di tutti gli aspetti della vita dell’uomo socio-politica-religiosa, le une non erano disgiunte dalle altre e insieme avevano un unico fine: il bene comune; quel bene supremo che può essere raggiunto soltanto nel momento in cui la soprannaturalità è inserita nel processo umano.



La società naturale,affermò Sturzo, è una “… reale sintesi con la soprannaturalità …la vita soprannaturale nella società umana come integrativa, sintetizzante e trascendente la vita naturale, presa sia come iniziativa divina nell’uomo sia come corrispondenza dell’uomo all’appello divino”.

“Nel concreto vissuto” nella vita naturale, quella vegetativa, intellettiva con “…i suoi caratteri sociali nella vita familiare, professionale, politica e morale…non c’è in noi una vita vegetativa o animale che sia autonomo pur essendo distinto dalla vita razionale, così non c’è in noi una puramente autonomia che non implichi alcun rapporto di vita soprannaturale”.

In questo rapporto indissolubile tra vita naturale e soprannaturale vi è la sintesi più alta della persona umana nella quale “…il fine particolare di ciascuno di noi non può esistere fuori dell’orbita dei fini connaturali all’uomo, che si assommano nella ricerca del bene..”. (in“La vera vita” nel capitolo “Vocazione “)

L’uomo nel realizzare la sua personalità acquista un carattere “che diviene fisionomia dell’anima che non trascura la sua vocazione naturale, “la quale” come afferma Sturzo “…è un appello, ...che ci spinge al lavoro e alla conquista di noi e del mondo che ci circonda. La nostra personalità si forma e si caratterizza per la vocazione (voce interiore) che diviene finalità (bene da raggiungere). Essa è una premessa necessaria alla realizzazione in noi della vita soprannaturale a cui siamo elevati. Come la vita soprannaturale non si realizza concretamente se non nell’uomo vivente, cosi la vocazione soprannaturale nel concreto innova in sé, subordinandola, quella naturale”.

Non può esserci nell’uomo “…una vita puramente naturale, ma una vita naturale elevata alla soprannaturalità: cosi non c’è una vocazione naturale a sé, che non sia ordinata ad una vocazione soprannaturale”.

Non penso ci siano parole più efficaci di quelle sopra espresse dal grande sacerdote di Caltagirone per comprendere fino in fondo la Vera Vita di un uomo e come l’aspetto trascendentale sia fondamentale per elevare ai massimi livelli la dignità della persona umana.

D’altra parte l’appello di Sturzo alla intrinseca vocazione dell’uomo alla soprannaturalità e al bene comune non può che sbocciare qualora non abbia in sé l’alimento dell’amore umano nobilitato dalla religione nella famiglia estesa alla società naturale, compresi gli stati, le federazioni di stati e le società internazionali.

Questo concetto di amore è la vera rivoluzione del cristianesimo che contrapposto all’egoismo da il senso della nostra vita concreta; quando parliamo di comandamenti e della loro osservanza ci rendiamo conto come essi siano la base della nostra vita levata alla soprannaturalità e mi piace riprendere di nuovo Sturzo quando afferma che l’osservanza dei comandamenti divini sia la conseguenza dell’amore e come questo avvenga nell’ordine umano: “…chi ama i genitori, i figli, la sposa, la fidanzata, l’amico, cerca di piacere alla persona amata, ne seconda i desideri, ne previene i cenni, si sacrifica per essa; tende così a rendersi simile ad essa, perché in lui c’è il senso della dedizione; ogni amore ha le sue leggi e i suoi sacrifici. Entrando in comunione di amore si stabilisce questa gara di dedizione di sé per l’altro, il sacrificio di sé per l’altro, come un nesso inscindibile fra amore e azione”.

Questo nesso inscindibile fra amore e azione si concretizza nel momento in cui l’uomo ascolta quella voce interiore che lo spinge nelle sue azioni a ricercare continuamente la finalità dello sviluppo, del benessere, della pienezza del proprio io e delle sue espansioni.

Conoscersi e amarsi per tendere alla pienezza del proprio essere non fanno altro, come afferma Sturzo che rispondere a quella voce interiore (vocazione)“che lo spinge a raggiungere quei fini connaturali nell’uomo che si assommano alla ricerca del bene comune”.

“…la ricerca del bene comune è alimentato dall’amore, vita naturale elevata alla soprannaturalità cosi come anche la vocazione naturale alla ricerca del bene comune non può che essere ordinata ad una vocazione soprannaturale (“La vera Vita”).

L’uomo non può trascurare questa vocazione naturale che ci spinge alla finalità verso il bene comune da raggiungere elevandoci alla vita soprannaturale.

Sturzo in quanto sacerdote, ma anche come uomo, ha trasfuso negli altri questa vocazione naturale ed attraverso la sua azione politica e sociale ha cerca di dare ad essa quel nesso indissolubile tra vita naturale e soprannaturale avendo come fine l’amore per gli altri e per il bene comune, ha portato Dio nel cuore dell’uomo affinché questi si elevasse alla soprannaturalità e alla sua dignità di essere umano.

Con l’amore e la vocazione interiore alla ricerca del bene comune e non per se stessi, la politica acquisisce un valore alto, permeandosi di una sua nobiltà che da il senso di questo amore

Quando nel 2001 delineai i contenuti del ciclo di conferenze sulla Dottrina sociale della Chiesa cercai risposte sulla questione sociale di fronte alla miseria e alle ingiustizie del mondo.

Mi colpì allora la lettura di alcuni passi della “Populorum progressio” l’enciclica di Paolo VI sullo sviluppo dei popoli nella quale egli mise l’accento su un umanesimo plenario ove lo sviluppo dei popoli deve avere come faro il forte messaggio evangelico che “…impone” si legge nell’enciclica “di mettersi al servizio degli uomini…e convincerli dell’urgenza di un’azione solidale”.

Paolo VI continuò affermando come le encicliche sociali non “…mancarono al dovere, proprio del loro ufficio, di proiettare sulle questioni sociali del loro tempo la luce del Vangelo”.

Queste osservazioni mi confermarono la grande importanza della politica, quella alta, quella al servizio degli uomini per il bene comune e non per se stessi.

Una politica che fu in fondo quella di Sturzo il quale non fu solo un sociologo e un politico ma fu soprattutto, come abbiamo sostenuto nelle righe precedenti, un sacerdote e il suo esempio ed il suo pensiero furono un’autentica testimonianza a Cristo.

Egli fu un uomo di fede, ma anche di azione e si preoccupò, alla pari di altri grandi cattolici, di dar dignità all’uomo; fondò cooperative, aprì banche e trovò il sistema di creare occasioni di lavoro avendo sempre in mente come questo sia fondamentale per il soddisfacimento dei bisogni primari di ogni uomo e della sua famiglia.

Ma Sturzo non fu il solo a portare avanti con tenacia il messaggio evangelico; mi viene mente la costituzione in Germania di numerose casse rurali da un idea, nel 1849, di Federico Guglielmo Raiffeisen che organizzò in modo cooperativo il credito agrario tentando di liberare così i contadini e i piccoli proprietari dall’oppressione degli usurai.

In Italia un certo Wollemborg seguì lo stesso sistema di Raiffeisen e, con l’aiuto dei parroci, nel 1892 creò 72 casse rurali; intorno ad esse nacquero molte cooperative cattoliche, non solo nel veneto e in Lombardia, ma si spinsero, per merito di Sturzo, anche in Sicilia.

Vi sono molte altre testimonianze di Santi, laici e sacerdoti che hanno dato un contributo essenziale nella direzione di “rendere la vita umana più umana” (dalla Gaudium et Spes): basta ricordare i Santi sociali del Piemonte che nell’800 che si preoccuparono di sfamare e far sopravvivere uomini sfortunati tentando con oratori, scuole, laboratori, piccole imprese artigiane e cooperative di costruire loro un futuro.

Dobbiamo rammentare, a questo proposito, personaggi come San Giovanni Bosco, don Cafasso, don Murialdo, don Giuseppe Benedetto Cottolengo e altri che operarono, tra spiantati e disperati, in un mondo che vedeva crescere a dismisura il divario tra chi aveva un lavoro e chi brancolava alla giornata.

Non è necessario andare oltre se non per ribadire che tutti questi uomini non fecero altro che lottare per spargere nel mondo i semi del vangelo il cui unico obiettivo fu esclusivamente l’amore per gli altri; essi furono anche concreti nel risolvere la questione sociale come si prefisse Leone XIII con la prima Enciclica Sociale, la Rerum Novarum.

Il ciclo di conferenze di cinque serate che si concluse il 14 dicembre del 2001 organizzato dal Centro Internazionale Studi Don Luigi Sturzo di Asti “La dottrina Sociale della Chiesa in un mondo che cambia” presentò lo stesso filo conduttore di quanto sopra affermato che mai si è spezzato,: quello della dignità dell’uomo ove l’uomo stesso è stato sempre posto al centro di tutte le esposizioni con il tentativo di appianare il conflitto perenne tra il “piano della sussistenza fisica degli uni e dell’opulenza degli altri” (Centesimus Annus); un conflitto che si risolve nella pace la quale si edifica sul fondamento della giustizia e dell’amore per il prossimo.

Tutti concorrono, ognuno a seconda delle sue capacità a creare la ricchezza nazionale e questa deve essere distribuita con giustizia a tutta la collettività, deve giovare a tutti “essendo interesse universale”

Noi abbiamo “sete di verità” e come cattolici ci siamo dimenticati, o forse non conosciamo, alcuni momenti importanti della storia cristiana come ad esempio quello del grande insegnamento della scuola dei canonisti i quali svilupparono la loro ricerca economica trattandola come Teologia morale, nella sostanza essi presero in considerazione la ragione morale della giustizia.

Mai ricordiamo S. Tommaso D’Aquino con la sua importante teoria del prezzo giusto, un prezzo che non viene visto solo sul piano dell’offerta e della domanda dei beni del sistema economico, ma che tiene conto anche del rapporto sociale e del criterio etico.

In realtà l’azione politica deve tendere al bene comune; questo si può raggiungere attraverso l’amore evangelico e deve far si di creare un cittadino che diventi migliore di quello di oggi; la politica deve mirare “…ad una forma di esistenza eletta, senza stravaganze, contemplativa ma senza mollezza; la ricchezza non ci appare come elemento di ostentazione, ma come oggetto di utilizzazione razionale; e non riteniamo ignominiosa la povertà in sé stessa, ma bensì, il mancato sforzo di evitarla”; questo è quanto affermò Pericle, il più grande politico di Atene, uno dei più grandi uomini di Stato che siano mai vissuti; non vi è dubbio che da queste parole il mondo d’oggi avrebbe ancora molto da apprendere..

Marcello Figuccio
Presidente CISS di Asti e provincia

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I FALSI PROFETI E IL GIUSTO VALORE DEI TALENTI

I FALSI PROFETI
E IL GIUSTO VALORE DEI TALENTI


Nel lontano 1957 il senatore e professore Federico Marconcini del Centro Studi “Luigi Sturzo” di Torino tenne un corso di dottrina sociale cristiana di notevole levatura.
Tale corso ebbe come obiettivo, come affermò lo stesso Marconcini: “La sete di verità che orienti gli spiriti non sufficientemente maturati a giudicare la vita sociale contemporanea”.
Sarebbe molto interessante riprendere il filone di quel ciclo di lezioni (furono quindici incontri settimanale): essi ripercorsero duemila anni di cristianesimo che fecero comprendere, attraverso una visione diversa della storia, sui grandi errori sociali del passato rafforzando la giustezza dei principi sociali cristiani e il loro aspetto ancora oggi attuale e rivoluzionario.
Fu una sete di verità che fece meditare con più attenzione a quel passo del Vangelo secondo S. Matteo che afferma: “Guardatavi dai falsi profeti: essi vengono a voi in veste di pecore, dentro invece sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete.
Purtroppo se guardiamo indietro a questo ultimo secolo appena trascorso ci rendiamo conto di essere arrivati a tali eccessi da rimanerne sgomenti. Abbiamo avuto falsi profeti i cui frutti ci hanno portato a due guerre mondiali aggravate da milioni di morti e dalla presenza di campi di concentramento sia comunisti che nazisti, dalla presenza di dittature che per anni hanno limitato la libertà di intere nazioni fomentando odio tra gli uomini e , infine, una crescita economica esasperata che ha portato ha detenere in poche mani la ricchezza mondiale mantenendo i 2/3 del mondo nella misera.
Nello stesso tempo, ai giorni nostri, Papa Wojtyla, ha ricordato ai suoi giovani del Giubileo che: “Nel secolo che finisce giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare a odiare”.
Ed è su questa affermazione che vorrei soffermarmi per una riflessione sugli orrori perpetrati dal comunismo e dal nazismo: due realtà non perdonabili che hanno distrutto ogni senso della dignità umana; su questo punto credo si possa essere tutti d’accordo, esse in fondo non hanno fatto altro che insegnare ad odiare.
La storia, comunque, ci ha offerto ben altre realtà che è nostro dovere far risaltare come diceva un altro grande piemontese Vincenzo Gioberti : “Bisogna esplicare la potenza del passato per farne uscire un avvenire più perfetto. Nessuno istituto può gettare salde e durevoli radici se non trova un addentellato negli ordini che lo precedono”..
In questo contesto basterebbe riprendere i tre sensi del valore di Aristotele come ben ha fatto S. Tommaso D’Aquino: ogni bene che serve a soddisfare i bisogni degli uomini ha un prezzo che dipende da tre aspetti: dal valore soggettivo o di utilità che è alla base della domanda, dal valore oggettivo che è alla base dell’offerta e da un terzo e significativo valore che è quello sociale o prezzo di mercato che tiene conto non solo della domanda e dell’offerta ma anche delle relazioni sociali fra gli uomini e le nazioni.
In sostanza è il forte concetto del giusto prezzo, del giusto profitto e del giusto salario, un tema che prendeva vigore in un periodo nel quale nascevano gl’imprenditori capitalisti, uomini che, come diceva S. Antonino da Firenze:“…si distinguono dalla massa per speciali talenti”
Si aprì la strada di riconoscere la ricchezza come mezzo con cui perseguire un maggiore bene comune e non come fine proprio, si sottolineò la naturale funzione sociale del capitale cercando di distinguere il buono dal cattivo capitalismo.
Amo riprendere a questo proposito alcune parole importanti di S. Antonino da Firenze: “Fratelli presto verrà il tempo in cui il risparmio (e quindi il capitale in cui si trasforma con i diversi investimenti) avrà una parte di fondamentale importanza per il futuro del mondo, accelerando il ritmo della crescita economica. Se ad alimentare il risparmio saranno le virtù degli uomini (operosità, probità, onesta e previdenza) la crescita sarà rapida e armoniosa, i suoi frutti saranno moralmente buoni e abbondanti e soprattutto saranno distribuiti con giustizia. Invece se ad alimentare l’accumulazione del capitale saranno i vizi degli uomini la crescita vi sarà ugualmente ma i frutti non saranno sempre copiosi né soprattutto saranno moralmente buoni, anche perché ingiustamente distribuiti”.
Significativa ed importante testimonianza di quel periodo ma purtroppo da allora si è perduto il valore di questo pensiero del capitalismo di ispirazione cattolica e ci si è avviati sulla strada di due grandi superbie umane quali, come affermò un grande Senatore Federico Marconcini, sturziano di ferro “.. l’idolatria dell’io e il culto spasmodico della materia.”.
Una strada di sfrenata ingordigia e spietato edonismo ove la scienza economica borghese attuò quel disastroso principio della neutralità di fronte all’etica e alla morale che generò frutti quali il nazismo, il comunismo e il fascismo: esempi che certamente non hanno, come sosteneva Francesco Vito, emerito professore dell’Università Cattolica del sacro Cuore, quella “…concezione etica del vivere sociale, secondo la quale tutti i membri della collettività sono fra loro collegati, mercè il vicolo organico, ad unità interiore e concordemente mirano allo scopo essenziale della società, che è la conservazione, lo sviluppo e il perfezionamento della persona umana”

Marcello Figuccio
Presidente
Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo
di Asti e provincia

LA NOBILTA' DELLA POLITICA

LA NOBILTA' DELLA POLITICA
Pubblicato nel bisettimanale di Asti "La Nuova provincia" il 3 luglio 1998

Informazioni personali

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Presidente del Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo di Asti e Provincia ed esperto di politiche sociali. Ha operato per anni fin da 1993 sulla attività politica ed amministrativa degli Enti Locali e ha svolto ricerce di mercato e attività di progettazione, coordinamento e proposto progetti pilota sulla base di bandi regionali ed europei. Svolge altresì attività di consulenza per enti locali e associazione di volontariato per avviare progetti nel settore ambientale, sociale e telematico Attualmente opera come Consulente d’impresa per le seguenti attività: - Gestione ed elaborazione dati contabili; - Consulenza per la finanza d’impresa ordinaria, straordinaria ed agevolata; - Attività di disbrigo pratiche amministrative in genere; - Attività di mediatore creditizio previsto dalla legge 7 marzo 1996, n. 108 e dal d.p.r. 28 luglio 2000 n. 287 per l’attività di intermediazione di muti e finanziamenti - Consulenza aziendale ed analisi di bilancio. - svolge, inoltre, attività di consulenza nei settori finanza agevolata e d’impresa, progettazione fattibilità e sviluppo d’impresa, promuovere fiere e mostre-mercato ed intermediazione creditizia.

“La dottrina sociale della chiesa in un mondo che cambia” 14 dicembre 2001 - Intervento conclusivo


14 dicembre 2001 Intervento conclusivo sul ciclo di conferenze di Figuccio Marcello
“La dottrina sociale della chiesa in un mondo che cambia” organizzato dal C.I.S.S. di ASTI

Quando due anni fa delineai i contenuti del ciclo di conferenze sulla Dottrina sociale della Chiesa cercai risposte sulla questione sociale di fronte alla miseria e alle ingiustizie del mondo.

Mi colpì allora la lettura di alcuni passi della “Populorum progressio” l’enciclica di Paolo VI sullo sviluppo dei popoli.

In essa Paolo VI mise l’accento su un umanesimo plenario ove lo sviluppo dei popoli deve avere come faro il forte messaggio evangelico che “…impone” si legge nell’enciclica “di mettersi al servizio degli uomini…e convincerli dell’urgenza di un’azione solidale”.

Paolo VI continuò affermando come le encicliche sociali non “…mancarono al dovere, proprio del loro ufficio, di proiettare sulle questioni sociali del loro tempo la luce del Vangelo”.

Nel leggere queste osservazioni, che ai più sembrano banali, mi confermarono la grande importanza della politica, quella alta, quella al servizio degli uomini.

Una politica che fu in fondo quella di Sturzo il quale non fu solo un sociologo e un politico ma fu soprattutto un sacerdote e il suo “esempio ed il suo pensiero furono…un’autentica testimonianza a Cristo”.

Egli fu un uomo di fede, ma anche di azione e si preoccupò, alla pari di altri grandi cattolici, di dar dignità all’uomo; fondò cooperative, aprì banche e trovò il sistema di creare occasioni di lavoro avendo sempre in mente come questo sia fondamentale per il soddisfacimento dei bisogni primari di ogni uomo e della sua famiglia.

Ma Sturzo non fu il solo a portare avanti con tenacia il messaggio evangelico: mi viene mente la costituzione in Germania di numerose casse rurali da un idea nel 1849 di Federico Guglielmo Raiffeisen che organizzò in modo cooperativo il credito agrario tentando di liberare così i contadini e i piccoli proprietari dall’oppressione degli usurai.

In Italia un certo Wollemborg seguì lo stesso sistema di Raiffeisen e, con l’aiuto dei parroci, ebbe a creare nel 1892 ,72 casse rurali; intorno ad esse nacquero molte cooperative cattoliche, non solo nel veneto e in Lombardia, ma si spinsero, per merito di Sturzo, anche in Sicilia.

Vi sono molte altre testimonianze di Santi, laici e sacerdoti che hanno dato un contributo essenziale nella direzione di “rendere la vita umana più umana” (dalla Gaudium et Spes): basta ricordare ancora i Santi sociali del Piemonte che nell’800; essi si preoccuparono di sfamare e far sopravvivere uomini sfortunati tentando con oratori, scuole, laboratori, piccole imprese artigiane e cooperative di costruire loro un futuro.

Dobbiamo rammentare che allora personaggi come San Giovanni Bosco, don Cafasso, don Murialdo, don Giuseppe Benedetto Cottolengo e altri operavano, tra spiantati e disperati, in un mondo che vedeva crescere a dismisura il divario tra chi aveva un lavoro e chi brancolava alla giornata.

Non è necessario andare oltre se non per ribadire che tutti questi uomini non fecero altro che lottare per spargere nel mondo i semi del vangelo il cui unico obiettivo fu esclusivamente l’amore per gli altri; essi furono anche concreti nel risolvere la questione sociale come si prefiggeva Leone XIII con la prima Enciclica Sociale la Rerum Novarum.

Il ciclo di conferenze di cinque serate appena concluso organizzato dal Centro Internazionale Studi Don Luigi Sturzo “La dottrina Sociale della Chiesa in un mondo che cambia” ha ripresentato lo stesso filo conduttore di quanto sopra affermato, che mai si è spezzato: quello della dignità dell’uomo ove l’uomo stesso è stato sempre posto al centro di tutte le esposizioni con il tentativo di appianare il conflitto perenne tra il “piano della sussistenza fisica degli uni e dell’opulenza degli altri” (Centesimus Annus); un conflitto che si risolve nella pace la quale si edifica sul fondamento della giustizia.

In tutte le encicliche sociali si è cercato di risolvere problema della dignità dell’uomo, ponendo in prima fila “la dignità del lavoratore in quanto tale e, per ciò stesso la dignità del lavoro, che viene definito come l’attività umana ordinata a provvedere ai bisogni della vita, e specialmente alla conservazione” (Centesimus Annus).

In fondo si può affermare come “il lavoro degli operai è quello che forma la ricchezza nazionale. E’ quindi giusto che il governo s’interessi dell’operaio, facendo sì che egli partecipi in qualche misura di quella ricchezza che esso medesimo produce” (Rerum Novarum di Leone XIII).

Tutti concorrono, ognuno a seconda delle sue capacità a creare la ricchezza nazionale e questa deve essere distribuita con giustizia a tutta la collettività, deve giovare a tutti “essendo interesse universale”

MARCELLO FIGUCCIO
Centro Internazionale
Studi don Luigi Sturzo di Asti

LE AUTONOMIE LOCALI

LE AUTONOMIE LOCALI

LE AUTONOMIE LOCALI

LE AUTONOMIE LOCALI
CONVEGNO "LUIGI STURZO E LE AUTONOMIE LOCALI - ASTI 18 GIUGNO 2005

27 marzo 2004 Gaudium et Spes – Dignità umana e famiglia

LA GAUDIUM ET SPES
E LA DIGNITA’ UMANA

Il 6 dicembre 1965 venne emessa la costituzione pastorale del Concilio Vaticano II sulla chiesa del mondo contemporaneo, la “Gaudium Et Spes”.
Questo documento è di rilevante importanza in quanto affronta i temi essenziali del mondo nel quale viviamo rivolgendosi in modo chiaro e comprensibile a tutti gli uomini cercando di esporre come la Chiesa intende inquadrare la sua presenza e la sua azione nel mondo contemporaneo.
L’elemento fondante della “Gaudium Et Spes” è l’uomo come protagonista nel mondo: “Un mondo che è teatro della storia del genere umano, e reca i segni degli sforzi suoi, delle sue sconfitte e delle sue vittorie”
L’uomo è dunque al centro della società di questo importante documento che si propone nella sua esposizione di salvare l’umanità e di edificare l’umana società avendo come cardine un uomo integrale “…nell’unità di corpo e anima, di cuore e coscienza, di intelletto e volontà”.
Lo sforzo è stato quello di comprendere il mondo disastrato in cui viviamo per “scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del vangelo” e cercare di guidare l’uomo ad agire nel nome di Gesù Cristo “…il quale è venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non a essere servito”.
C’è in queste parole il vero significato dell’agire umano che deve avere come fine quello di affermare, fortificare e sviluppare la dignità umana.
Nella realtà d’oggi l’uomo combatte ogni giorno una lotta drammatica “tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre”, ma tante miserie e tanto male non possono derivare da un Creatore infinitamente buono e, d’altro canto, egli non si deve lasciare “…illudere da fallaci finzioni che fluiscono unicamente dalle condizioni fisiche e sociali…” ma deve avere un’anima spirituale e immortale che in simbiosi con il corpo e il mondo materiale “…va a toccare la verità stessa delle cose”.
L’intelligenza ha permesso l’uomo di renderlo superiore a tutto l’universo e gli ha permesso di dominare il creato, ma se essa è seguita dalla sapienza “…la natura intellettuale della persona umana raggiunge la perfezione ed attrae con soavità la mente a cercare e ad amare il vero bene e, quando l’uomo ne è ripieno, lo conduce attraverso il visibile all’invisibile”.
Intelligenza e sapienza una stretta correlazione che deve sempre essere più forte se vogliamo aiutare un mondo contemporaneo impregnato sempre più di miseria e inaudita violenza.
In tutte le azioni della vita dell’uomo è sempre presente la sua coscienza che ha nel suo intimo la chiara visione di ciò che è bene e ciò che è male e ne fa risaltare la loro netta distinzione portando l’uomo “ad amare e a fare il bene e a fuggire il male” e quando occorre la coscienza ”chiaramente dice alle orecchie del cuore: fa questo, fuggi quest’altro”
Non si può fuggire alla coscienza, la consapevolezza e il grido del male che è dentro di noi si presenta continuamente e spesso non l’ascoltiamo, ma “quanto più…prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi sociali si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità”.
Abbiamo parlato dell’intelligenza, della sapienza e della coscienza, ma è nella libertà che l’uomo “può volgersi al bene” e raggiunge la sua massima dignità nel momento in cui agisce “secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e indotto da convinzioni personali, e non per un cieco impulso interno o per mera coazione esterna”.
La Gaudium Et Spes mette in rilievo molti altri aspetti significativi, ma quello che risalta nelle sue righe è il considerare l’assoluta interdipendenza tra il perfezionamento della persona umana e lo sviluppo della stessa società: “soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali è e deve essere la persona umana, come quella che di sua natura ha sommamente bisogno di socialità”
Da questa interdipendenza sempre più stretta deriva nel mondo intero il bene comune che deve necessariamente portare a condizioni di vita sociale verso la perfezione investendo diritti e doveri che debbono riguardare l’intero genere umano.
(continua)
Papa Giovanni Paolo II dal 1962 al 1965 partecipò alle quattro sessioni del Concilio Vaticano II; egli fu in prisimissima nell'operazione per una nuova apertura del cattolicesimo al mondo moderno e costituì un punto di riferimento nella grande battaglia conciliare per definire la libertà religiosa quale fondamentale diritto dell'uomo.
Egli affermò che "La crisi dell'uomo moderno è soprattutto una crisi di idee, una crisi stessa di persona umana. La storia è guidata dalla cultura e dalle idee che costituiscono la cultura.
Le idee hanno conseguenze e se l'idea di persona umana che domina una cultura è viziata, ci sono solo due possibilità: o quella cultura darà vita ad aspirazioni distruttive o sarà incapace di realizzare le sue più ardenti speranze, pur se espresse nei più nobili termini umanistici".
Woitila in realtà si considerò portatore al mondo intero di una proposta sulla natura della persona, sulle esigenze morali della comunità, sul significato della storia e sulla traiettoria del destino dell'umanità.
La proposta di Giovanni paolo II si basò sul fondamento morale di una società libera basato sulla sua peculiare concezione della natura e della degnità della persona umana la quale non è riservata solo ai cattolici, ma ha una portata universale e vale per tutti.
Nella sostenza egli era convinto che la nostra esistenza scorre su binari ove nessuno si determina da solo, ma è influenzato dalla famiglia, dalla educazione, dalla costituzione fisica, lingua, cultura d'origine, amicizia, vocazione, hobby, convinzioni religiose e filosofiche.
Il viaggio della vita, di ogni vita, scorre su simili binari; questo è un dato della condizione umana, ma la loro ampiezza varia, alcune vite scorrono su binari stretti, altre su binari larghi e Wojtyla ebbe un modo di pensare alla vita su binari larghissimi; fu un uomo di fede che lo portò ad essere uomo fino in fondo.
Questa fede fece sorgere in Karl Wojtyla una grande speranza per l'umanità.
Il corso degli avvenimenti della storia ha dato esempi illuminanti "...Alla lunga, nella storia, il poere spirtiuale vince sulla forza bruta; una nazione privata della propria autonomia politica può sopravvivere come nazione grazie alla lingua, alla letteratura, alla musica, alla religione: in una parola grazie alla sua cultura; la cultura, non la politica o l'economia, è la forza motrice della storia".
La cultura fu un elemento fondante di Wojtyla nella sua Polonia come, d'altra parte lo fu per Sturzo quando a Caltagirone istituì un laboratorio culturale di grande livello attravero un teatro ove organizzò rappresentazioni teatrali e musicali raccontando i fatti e gli avvenimenti del suo tempo toccando pure il tema scottante della mafia.
Non vi è da dimenticare che lo stesso Wojtyla fu attore e protagonista di rappresentazioni teatrali; d'altro canto Sturzo fondò circoli religiosi essendo convinto, come Wojtyla, che la religione fosse una forza inesauribile per l'uomo, un potente motore per la sua vita, per la sua dignità e libertà.
Marcello Figuccio
Presidente CISS di Asti e provincia

I dieci anni di attività del Centro Internazionali Studi Luigi Sturzo di Asti e provincia

  • 13 novembre 2007 L’autonomia locale tra decentramento e sussiduiarietà attraverso la 328/2000 e la L.R. 1/2004
  • 19 giugno al 16 luglio 2005 Programma in Val Rilate di 7 Concerti di musica classica
  • 18 giugno 2005 Luigi Sturzo, le autonomie locali e l’A.N.C.I.
  • 27 marzo 2004 Gaudium et Spes – Dignità umana e famiglia
  • 30 ottobre 2003 Volontariato e cooperazione sociale
  • 7 dicembre 2001 La dottrina sociale della Chiesa in un mondo che cambia
  • 23 novembre 2001 La dottrina sociale della Chiesa in un mondo che cambia
  • 9 novembre 2001 La dottrina sociale della Chiesa in un mondo che cambia
  • 19 ottobre 2001 La dottrina sociale della Chiesa in un mondo che cambia
  • 23 febbraio 2001 Corso di formazione per Amministratori, dirigenti e segretari comunali
  • 16 febbrai0 2001 Corso di formazione per Amministratori, dirigenti e segretari comunali
  • 9 febbraio 2001 Corso di formazione per Amministratori, dirigenti e segretari comunali
  • 22 ottobre 1999 Liberi e forti per amministrare con efficienza una città
  • 2 maggio 1998 S. Giovanni Bosco e Don Luigi Sturzo – Il Valore della solidarietà
  • 11 aprile 1997 Il profitto e ruolo sociale dell’impresa
  • 2 maggio 1998 L’attualità della Rerum Novarum di Leone XIII
  • 7 dicembre 1996 Economia senza etica è diseconomia